Appena
finita la visione del film Le
fate ignoranti ho detto
troppo presto che mi era piaciuto. Ora, riflettendo
meglio, si devono fare delle sfumature. Non mi è dispiaciuto, è
vero; è un film con una trama interessante e un ritmo ottimo, non ti
rendi conto del passare
del tempo, non ti annoi, al contrario come succede con tanti film
drammatici. E poi mi è rimasto in mente per
tutto il giorno e di
più, sintomo
chiaro per me che, in
qualche modo, mi ha
toccato.
Infatti,
mi è piaciuta la
recitazione di alcuni
degli attori, soprattutto
della protagonista Margherita Buy e di Gabriel Garko nel ruolo di
Ernesto, il ragazzo malato di AIDS, che mi ha veramente commosso. Il
problema è che non posso dire lo stesso di altri: Stefano Accorsi
non mi sembrava credibile nel ruolo di Michele, la sua faccia
inespressiva non aiutava molto un personaggio che dovrebbe essere uno
dei punti forti del film, e i suoi rapidi
e spesso assurdi cambi di temperamento mi sembravano troppo finti. Un
peccato, perché con una migliore recitazione
il film sarebbe veramente molto consigliabile.
Il
tema del film mi piace, i rapporti umani sono tra
le cose che più mi
affascinano al mondo, e poi mi interessa abbastanza la tematica della
diversità sessuale.
Eppure penso che Ferzan Özpetek sia
caduto nei soliti stereotipi: l'eterosessuale borghese che non
conosce la esistenza di realità diverse alla sua, il marito in
apparenza
eterosessuale a cui piacciono gli uomini e lo tiene in segreto
portando due vite parallele, l'omosessuale promiscuo e l'omosessuale
con AIDS, la transessuale di famiglia tradizionale che non se la
sente di parlare ai suoi del
cambio di sesso, la bisessuale poco femminile
con i capelli tinti di colori accesi, e cosí via...
Nonostante
ciò,
il film si salva grazie alla
trama ben sviluppata
e alle
storie incrociate su diversi amori e diversi rapporti. La principale,
la storia a tre tra Massimo (anche se lui è già morto), l'amante
gay e la vedova, è molto suggestiva, anche per la nuova relazione
che crea tra entrambi e l'apertura per lei di un nuovo mondo con
nuovi rapporti e possibilità. La scena del bacio fra i due mi è
sembrata giustissima, perché i due sono ancora innamorati di Massimo
e vedono nell'altro, che tante cose ha condiviso con il defunto,
tratti dell'amato. Anche mi è sembrata molto interessante la
secondaria storia d'amore, troppo appassionata
per essere salutare, di Ernesto e il suo ex ragazzo scomparso.
La
fine del film, il bicchiere lasciato cadere che non si rompe quindi
non si compie quello di “qualcuno che
ami molto è partito”,
per me non ha il significato positivo che si potrebbe pensare (lei
ritornerà presto) ma un altro ben diverso: lei, che ormai è
partita, in realtà non era amata da lui; li
univa un altro tipo di legame, ma non amore, anche se lui lo avesse
voluto.
E
rimane il dubbio: chi sono le “fate ignoranti” del titolo? La
moglie che non sapeva tutta la verità sul marito? L'amante che
viveva al di fuori della vita reale, quotidiana, dell'amato? Gli
amanti in generale, che dicono le bugie per non ferirsi (“io mento
sempre con le persone che amo”, dicono nel film)? Tutti noi, che
mai potremmo conoscere fino in fondo, con assolute certezze,
le altre persone?
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