lunedì 17 dicembre 2012

Le fate ignoranti: rapporti e diversità sessuale


Appena finita la visione del film Le fate ignoranti ho detto troppo presto che mi era piaciuto. Ora, riflettendo meglio, si devono fare delle sfumature. Non mi è dispiaciuto, è vero; è un film con una trama interessante e un ritmo ottimo, non ti rendi conto del passare del tempo, non ti annoi, al contrario come succede con tanti film drammatici. E poi mi è rimasto in mente per tutto il giorno e di più, sintomo chiaro per me che, in qualche modo, mi ha toccato.

Infatti, mi è piaciuta la recitazione di alcuni degli attori, soprattutto della protagonista Margherita Buy e di Gabriel Garko nel ruolo di Ernesto, il ragazzo malato di AIDS, che mi ha veramente commosso. Il problema è che non posso dire lo stesso di altri: Stefano Accorsi non mi sembrava credibile nel ruolo di Michele, la sua faccia inespressiva non aiutava molto un personaggio che dovrebbe essere uno dei punti forti del film, e i suoi rapidi e spesso assurdi cambi di temperamento mi sembravano troppo finti. Un peccato, perché con una migliore recitazione il film sarebbe veramente molto consigliabile.
Il tema del film mi piace, i rapporti umani sono tra le cose che più mi affascinano al mondo, e poi mi interessa abbastanza la tematica della diversità sessuale.
Eppure penso che Ferzan Özpetek sia caduto nei soliti stereotipi: l'eterosessuale borghese che non conosce la esistenza di realità diverse alla sua, il marito in apparenza eterosessuale a cui piacciono gli uomini e lo tiene in segreto portando due vite parallele, l'omosessuale promiscuo e l'omosessuale con AIDS, la transessuale di famiglia tradizionale che non se la sente di parlare ai suoi del cambio di sesso, la bisessuale poco femminile con i capelli tinti di colori accesi, e cosí via...

Nonostante ciò, il film si salva grazie alla trama ben sviluppata e alle storie incrociate su diversi amori e diversi rapporti. La principale, la storia a tre tra Massimo (anche se lui è già morto), l'amante gay e la vedova, è molto suggestiva, anche per la nuova relazione che crea tra entrambi e l'apertura per lei di un nuovo mondo con nuovi rapporti e possibilità. La scena del bacio fra i due mi è sembrata giustissima, perché i due sono ancora innamorati di Massimo e vedono nell'altro, che tante cose ha condiviso con il defunto, tratti dell'amato. Anche mi è sembrata molto interessante la secondaria storia d'amore, troppo appassionata per essere salutare, di Ernesto e il suo ex ragazzo scomparso.

La fine del film, il bicchiere lasciato cadere che non si rompe quindi non si compie quello di “qualcuno che ami molto è partito”, per me non ha il significato positivo che si potrebbe pensare (lei ritornerà presto) ma un altro ben diverso: lei, che ormai è partita, in realtà non era amata da lui; li univa un altro tipo di legame, ma non amore, anche se lui lo avesse voluto.
E rimane il dubbio: chi sono le “fate ignoranti” del titolo? La moglie che non sapeva tutta la verità sul marito? L'amante che viveva al di fuori della vita reale, quotidiana, dell'amato? Gli amanti in generale, che dicono le bugie per non ferirsi (“io mento sempre con le persone che amo”, dicono nel film)? Tutti noi, che mai potremmo conoscere fino in fondo, con assolute certezze, le altre persone?

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