lunedì 17 dicembre 2012

Il ballo


Arrivata a Firenze, dopo le prime settimane mi già mancava qualcosa. Un corso di ballo. Visto che da più di 10 anni ballavo almeno una volta alla settimana (o 2 volte, in un periodo 3-4 volte), mi sono già abituata anche al movimento, anche a essere membra di un gruppo, di una comunità. Sono appassionata dei balli tradizionali, ma non speravo che ci fosse a Firenze un corso di questo tipo di ballo. E quando già quasi quasi mi ero impegnata a frequentare un corso di swing, il mio capo (sapendo che mi interessano i balli popolari) mi ha mandato un e-mail con l'indirizzo del sito della scuola di danza Taranta. Finalmente il corso che cercavo! Nel  fine settimana del 10-11 novembre c'era proprio un approfondimento di Tamburiata o Ballo sul tamburo di Terzigno.
Tutti i balli popolari italiani erano ancora sconosciuti per me, non avevo nemmeno idea  di come fosse questa Tamburiata. Pensavo, che non si andasse a un approfondimento di Tamburiata senza conoscerla o almeno vederla, ho cercato subito sul YouTube, come si balla. A prima vista non sono stata convinta... le prime mie impressioni erano le seguenti: la musica è terribile, visto che suonano solo sul tamburello e cantano, il ballo è molto semplice, non fanno quasi niente, solo passano avanti e dietro, fanno un cerchio e  passano avanti-dietro di nuovo. Mi sembrava che  questo ballo non avesse senso, anzi, veramente non fosse un ballo. 

Infatti che cosa è il ballo? Un movimento accompagnato dalla musica, passi raffinati, complessi? Un’esperienza estetica? Un’esperienza personale? Un fenomeno sociale? Si balla solo con le gambe, con il corpo, oppure si balla con il cervello, con la personalità, magari con l’anima?
Il corso alla fine ha superato ogni mia aspettativa! In due giorni ho imparato un ballo (che in Terzigno viene chiamato anche semplicemente “il ballo”, perché non ci esiste altro tipo di ballo), una nuova lingua non-verbale con la quale finalmente me la cavo bene! Imparando questo ballo (che all inizio era molto strano e incomprensibile), ho capito un altro modo di pensare, un altro significato, contenuto e funzione del ballo che è abbastanza diverso da tutti i nostri tipi di ballo ungheresi.
Anche da noi il ballo è sempre una lingua. I passi sono le parole, le regole del ballo sono la grammatica, e il contenuto può essere il corteggiamento, si può fare la civetta, o competere. Nel caso dei balli ungheresi (o rumeni o zingari o slovacchi, conosciuti da me) per il discorso si usa una “lingua” abbastanza raffinata, mentre nel caso del ballo sul tamburo la lingua è semplice semplice. La differenza tra questi tipi di ballo è il modo di “parlare”, il collegamento tra i ballerini. In tutti i due casi si parla liberamente, non recitano insieme una poesia come i popoli balcanici. Però mentre da noi nella maggior parte dei diversi tipi di ballo l’uomo comanda, la donna segue, in realtà non c’è un discorso. Mentre il ballo sul tamburo è la vera e propria democrazia. I ballerini (che possono essere anche due uomini oppure due donne) discutono, anzi, chiacchierano senza competere, senza litigare, ma in un modo molto armonico. I ballerini devono stare molto attenti uno all’altro. Infatti, il succo di questo ballo è proprio quest’attenzione. Parlare in modo chiaro perché lo capisca anche il mio compagno, quando parla lui (o lei), non interromperlo, e quando mi chiede, rispondere sempre alla domanda. Senza l’attenzione e sensibilità sufficente questo ballo non può esiste. (Sarei molto curiosa, di come potrebbero ballare così i politici...)  
Quesa esperienza di ballo era assolutamente differente da tutte le mie esperienze precedenti. Sono quasi quasi convinta, che il ballo sul tamburo in realtà non sia un ballo, ma più uno sviluppo della personalità, una lezione di conoscienza di sè, un modo di formare collegamenti sociali.
Quando la prima volta abbiamo provato a ballare in coppia, in funzione, io sapevo ancora solo le parole, e non ho capito la grammatica, le regole del ballo, nemmeno il contenuto. Ma quando era già chiara la logica del ballo, ho capito una cosa fondamentale, che questo ballo non si balla con le braccia, con le gambe, con il corpo, ma si balla con la personalità.
Da un certo punto cominciando a ballare con chiunque, sempre mi sono venute in mente le domande: chi sono io? chi è lui o lei? come è il nostro collegamento? Basandomi sulle mie esperienze e conoscenze della logica dei balli ungheresi, sempre cercavo un collegamento dominante-seguitore, e ho provato a trovare il mio posto, il mio ruolo nel ballo secondo questa logica. Stavo pensando: rimango seguitore, perché sono straniera, sono femminile, sono più giovane e così via.
Alla fine del corso mi sono illuminata, ho capito tutto. L’ultima volta ho ballato con la figlia dell’insegnante, perché Tamara (l’insegnante) le ha chiesto di ballare con me, anche se lei non aveva tanta voglia. Di nuovo è venuta la domanda: chi comanda? Era una ragazza molto più giovane di me, però era lei la figlia dell’insegnante, conosceva lei meglio il ballo... Quando ho visto che lei era un po’timida, ho cominciato io non a comandare, ma a suggerire qualcosa. E in questo momento abbiamo cominciato a ballare. Non erano più i ruoli comandante – seguitore, non era più importane chi era la più giovane, come era la nostra posizione sociale, non esisteva più nessun ostacolo, solo il ballo nella vera e propria funzione. Siamo state davvero pari, uguali, e abbiamo chiacchierato, scherzato, discusso. Era un’esperienza meravigliosa.
                                   
Qual è la morale di questa storia?
Prima di tutto: Non giudicare mai basandoti su un video di YouTube! Insomma, non pensare che qualcosa non abbia senso solo perché tu non lo capisci!
In secondo luogo: Per saper parlare devi imparare la lingua! (Questo è vero anche in senso concreto.) Vorrei dire, che i partecipanti di questo corso la maggior parte non se la sono cavati bene con i passi, con le parole del ballo, e per questo non potevano chiacchierare perfettamente.
E alla fine una cosa spiacevole: Il ballo lo abbiamo imparato. Abbiamo perso un attestato di partecipazione che possiamo mettere sulle parete, e poi niente. Non si usa questa conoscenza, e lentamente ci si dimentica. È peccato che non ci siano le opportunità di usarlo.

Un po’ di illustrazione:

  1. Ballo sul tamburo

2.   Balli tradizionali unghresi dalla parte Nord-Est dell’Ungheria

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