Tutti i balli popolari italiani erano ancora
sconosciuti per me, non avevo nemmeno idea di come fosse questa Tamburiata. Pensavo, che
non si andasse a un approfondimento di Tamburiata senza conoscerla o almeno vederla,
ho cercato subito sul YouTube, come si balla. A prima vista non sono stata
convinta... le prime mie impressioni erano le seguenti: la musica è terribile,
visto che suonano solo sul tamburello e cantano, il ballo è molto semplice, non
fanno quasi niente, solo passano avanti e dietro, fanno un cerchio e passano avanti-dietro di nuovo. Mi sembrava
che questo ballo non avesse
senso, anzi, veramente non fosse un ballo.
Infatti che cosa è il ballo? Un movimento
accompagnato dalla musica, passi raffinati, complessi? Un’esperienza estetica?
Un’esperienza personale? Un fenomeno sociale? Si balla solo con le gambe, con
il corpo, oppure si balla con il cervello, con la personalità, magari con
l’anima?
Il corso alla fine ha superato ogni mia
aspettativa! In due giorni ho imparato un ballo (che in Terzigno viene chiamato
anche semplicemente “il ballo”, perché non ci esiste altro tipo di ballo), una
nuova lingua non-verbale con la quale finalmente me la cavo bene! Imparando
questo ballo (che all inizio era molto strano e incomprensibile), ho capito un altro
modo di pensare, un altro significato, contenuto e funzione del ballo che è
abbastanza diverso da tutti i nostri tipi di ballo ungheresi.
Anche da noi il ballo è sempre una lingua. I
passi sono le parole, le regole del ballo sono la grammatica, e il contenuto può essere il corteggiamento,
si può fare
la civetta, o competere. Nel caso dei balli ungheresi (o rumeni o zingari o
slovacchi, conosciuti da me) per il discorso si usa una “lingua” abbastanza
raffinata, mentre nel caso del ballo sul tamburo la lingua è semplice semplice.
La differenza tra questi tipi di ballo è il modo di “parlare”, il collegamento
tra i ballerini. In tutti i due casi si parla liberamente, non recitano insieme
una poesia come i popoli balcanici. Però mentre da noi nella maggior parte dei
diversi tipi di ballo l’uomo comanda, la donna segue, in realtà non c’è un
discorso. Mentre il ballo sul tamburo è la vera e propria democrazia. I ballerini
(che possono essere anche due uomini oppure due donne) discutono, anzi, chiacchierano
senza competere, senza litigare, ma in un modo molto armonico. I ballerini
devono stare molto attenti uno all’altro. Infatti, il succo di questo ballo è
proprio quest’attenzione. Parlare in modo chiaro perché lo capisca anche il mio
compagno, quando parla lui (o lei), non interromperlo, e quando mi chiede,
rispondere sempre alla domanda. Senza l’attenzione e sensibilità sufficente
questo ballo non può esiste. (Sarei molto curiosa, di come potrebbero ballare
così i politici...)
Quesa esperienza di ballo era assolutamente
differente da tutte le mie esperienze precedenti. Sono quasi quasi convinta,
che il ballo sul tamburo in realtà non sia un ballo, ma più uno sviluppo della
personalità, una lezione di conoscienza di sè, un modo di formare collegamenti
sociali.
Quando la prima volta abbiamo provato a
ballare in coppia, in funzione, io sapevo ancora solo le parole, e non ho
capito la grammatica, le regole del ballo, nemmeno il contenuto. Ma quando era
già chiara la logica del ballo, ho capito una cosa fondamentale, che questo
ballo non si balla con le braccia, con le gambe, con il corpo, ma si balla con
la personalità.
Da un certo punto cominciando a ballare con
chiunque, sempre mi sono venute in mente le domande: chi sono io? chi è lui o
lei? come è il nostro collegamento? Basandomi sulle mie esperienze e
conoscenze della logica dei balli ungheresi, sempre cercavo un collegamento
dominante-seguitore, e ho provato a trovare il mio posto, il mio ruolo nel
ballo secondo questa logica. Stavo pensando: rimango seguitore, perché sono straniera,
sono femminile, sono più giovane e così via.
Alla fine del corso mi sono illuminata, ho
capito tutto. L’ultima volta ho ballato con la figlia dell’insegnante, perché
Tamara (l’insegnante) le ha chiesto di ballare con me, anche se lei non aveva
tanta voglia. Di nuovo è venuta la domanda: chi comanda? Era una ragazza molto
più giovane di me, però era lei la figlia dell’insegnante, conosceva lei meglio
il ballo... Quando ho visto che lei era un po’timida, ho cominciato io non a comandare,
ma a suggerire qualcosa. E in questo momento abbiamo cominciato a ballare. Non erano più i ruoli
comandante – seguitore, non era più importane chi era la più giovane, come era
la nostra posizione sociale, non esisteva più nessun ostacolo, solo il ballo
nella vera e propria funzione. Siamo state davvero pari, uguali, e abbiamo
chiacchierato, scherzato, discusso. Era un’esperienza meravigliosa.
Qual è la morale di
questa storia?
Prima di tutto: Non
giudicare mai basandoti su un video di YouTube! Insomma, non pensare che
qualcosa non abbia senso solo perché tu non lo capisci!
In secondo luogo:
Per saper parlare devi imparare la lingua! (Questo è vero anche in senso
concreto.) Vorrei dire, che i partecipanti di questo corso la maggior parte non
se la sono cavati bene con i passi, con le parole del ballo, e per questo non
potevano chiacchierare perfettamente.
E
alla fine una cosa spiacevole: Il ballo lo abbiamo imparato. Abbiamo perso un
attestato di partecipazione che possiamo mettere sulle parete, e poi niente.
Non si usa questa conoscenza, e lentamente ci si dimentica. È peccato che non
ci siano le opportunità di usarlo.
Un
po’ di illustrazione:
- Ballo sul tamburo
2. Balli tradizionali unghresi dalla
parte Nord-Est dell’Ungheria
Che bel articolo Fruzsi, veramente!!
RispondiEliminaConcordo con Rosaura! Un articolo da intenditori!
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